L'anniversario

Tinder, dieci anni che «scorriamo a destra» (e siamo delusi)

La prima versione della popolare applicazione pensata per facilitare gli incontri è stata rilasciata il 12 settembre 2012: «La semplicità l'ha resa un fenomeno»
Jona Mantovan
13.09.2022 20:56

Tinder compie dieci anni. Un'app che poteva sembrare nulla di che, ma che oggi taglia un traguardo notevole: il 12 settembre 2012, infatti, appariva nei «negozi» sugli schermi dei telefonini l'innocente icona con la fiammetta. Da allora sotto i ponti ne sono passati di coppie che si sono scoperte, cuori infranti e tante, tante delusioni. Quello strumento che doveva portare «l'amore sul palmo della mano» è ancora tra noi e ha introdotto un modo tutto nuovo (o quasi) con il quale le persone possono conoscersi, offrendo ai single un modo più efficiente per trovare un partner nelle loro vicinanze. La prepotenza della funzione «swipe» — in cui gli utenti possono passare il dito a destra per apprezzare una persona o a sinistra per rifiutarla — è stata descritta come «superficiale». Alcuni, poi, si sono spinti oltre: «Crea dipendenza». Gli sviluppatori, infatti, l'avevano progettata in modo tale da dare agli utenti una «botta» di dopamina, la stessa sostanza chimica che viene rilasciata quando si mangia, si fa esercizio fisico o si fa sesso. Ma cos'è cambiato, davvero, in una decade? È stata davvero un'«apocalisse» degli appuntamenti? «Ho provato a utilizzarla per un giorno, per otto ore. Poi l'ho disinstallata», racconta Gaetano Biondo, 34.enne docente di marketing alla Supsi, facendo mente locale della sua esperienza. «Ho capito che non mi trovavo a mio agio per incominciare delle relazioni». Secondo l'esperto, l'app è stata divulgata al momento giusto. «È diventata ‘pop’ anche per la modalità molto semplice per ‘scartare‘ o mostrare interesse al profilo mostrato in quel momento sullo schermo del cellulare».

Un meccanismo semplice

«È un meccanismo semplice, come mangiare pop-corn oppure come si faceva una volta, probabilmente fino alla mia generazione, con le margherite: ‘m'ama, non m'ama’. Anche il momento storico per il lancio dell'app è stato azzeccatissimo. Gli smartphone avevano conquistato il mercato, internet era diventato veloce,... Il marketing che ha accompagnato l'operazione è stato congegnato alla perfezione, trasformando l'app in un fenomeno di costume, mostrandola in moltissimi film e serie tv... insomma, è diventata un'abitudine».

Un'abitudine che, ad oggi, ha incantato 75 milioni di persone in tutto il mondo.
«Questo non significa che i suoi utenti attivi siano altrettanti», illustra Luca Bertossa, sociologo e responsabile scientifico delle inchieste federali sulla gioventù ‘ch-x’. «Gli ultimi dati, poi, mostrano un calo nel numero di utenti effettivi. Probabilmente dovuto al fatto che chi la usa, prima o poi, si accorge che non è poi così eccezionale come si poteva immaginare». 
O come le pubblicità e le varie iniziative portate avanti dall'azienda nel corso degli anni cerchino di vendere.

Questo tipo di strumenti fanno fatica a quando sono impiegati in luoghi con pochi abitanti. Applicazioni come queste lavorano sui grandi numeri
Santiago Imperatrice, titolare dell'azienda di marketing Latitude 46

Ecco spiegate le delusioni

Santiago Imperatrice, 46.enne e titolare dell'azienda di marketing Latitude 46, la butta sulla funzionalità e sottolinea come questo genere di piattaforme, in Svizzera, non offrano una grande esperienza: «Questo tipo di strumenti fanno fatica a quando sono impiegati in luoghi con pochi abitanti. Applicazioni come queste lavorano sui grandi numeri».

L'esperto snocciola dati che fanno sfigurare tutte le buone intenzioni di Match Group—la società statunitense con sede a Dallas, Texas, che possiede e gestisce il più grande portafoglio globale servizi di incontri online, tra cui Tinder, Match.com, Meetic, OkCupid, Hinge, PlentyOfFish, Ship e OurTime, per un totale di oltre 45 società di incontri globali.
«Non è un mistero che Tinder sia usata più dagli uomini che dalle donne». La differenza è piuttosto clamorosa. «Il 62% degli utenti nel mondo sono femmine, a fronte di un ‘misero’ 38% di maschi». Ecco spiegate le delusioni, insomma. L'ingegnere ricorda come, per un'efficienza maggiore dell'algoritmo, molti la usino all'estero. «Quando si raggiungono grandi centri, Parigi, New York, Londra...».

Ti espone a parecchi potenziali profili ‘finti’. Ma questo è sempre avvenuto, anche con altri strumenti e ben prima della comparsa di Tinder
Gaetano Biondo, docente di marketing alla Supsi

Perdita di romanticismo

«Come tutte le cose che si trasformano da ‘analogiche’ a ‘applicazioni’ è la perdita di romanticismo—dice Bertossa—. In fondo, uno dei grandi punti di forza è la sua praticità. Trasforma una cosa molto intima, particolare e legata alla sorpresa, in qualcosa di controllabile». «Da una parte, ti dà tantissime informazioni che prima di conoscere una persona non avresti», gli fa eco il docente Supsi.

«Dall'altra, ti espone a parecchi potenziali profili ‘finti’». Profili che si rivelano poi truffe bell'e buone, in tutte le salse, come raccontato nel documentario «Il truffatore di Tinder» distribuito da Netflix da inizio anno. «Questo è sempre avvenuto, anche con altri strumenti e ben prima della comparsa di Tinder. C'erano le chat, gli sms,... ma chi usa questa app come unico strumento si espone davvero tanto. Rappresenta un ottimo complemento per le persone che hanno poco tempo per dedicarsi alle relazioni. Ma, appunto, deve essere un complemento e non l'unico strumento».

La percentuale dell'utilizzo di Tinder tra i 12-19.enni, in Svizzera, è inferiore al tre percento. È più un gioco che uno strumento per trovare un partner...
Luca Bertossa, sociologo

Non così popolare tra i giovani

Minacce sì, ma senza esagerare. Anche perché, ricorda Bertossa, la quota di giovani che scarica Tinder è addirittura inferiore a quella di coloro che scaricano Twitter, l'applicazione «adulta» per eccellenza, secondo quanto riportano gli ultimi dati dello studio «James—Giovani e i media» condotto ogni due anni in Svizzera tra ragazze e ragazzi dai 12 ai 19 anni. «Abbiamo anche informazioni sull'utilizzo di Tinder: la percentuale è inferiore al tre percento. È più un gioco che uno strumento per trovare un partner. Cosa che non ci sorprende, se pensiamo che l'app è pensata anche per coloro che hanno difficolta a buttarsi verso il prossimo. Naturalmente, fra i giovani, questo non è il caso».

Quando piazziamo un annuncio su Tinder, sappiamo di aver la massima attenzione da parte dell'utente che sta usando
Santiago Imperatrice, titolare dell'azienda di marketing Latitude 46

Spazi preziosi

Santiago Imperatrice, poi, ricorda come la piattaforma riesca a guadagnare su due fronti: «Aziende come la mia possono scegliere dove fare pubblicità sulle reti sociali. E Tinder rientra fra queste, sebbene non sia davvero un'app di media sociali ma, appunto, una app di incontri. Quelli offerti da Tinder sono spazi molto preziosi, perché in quel momento abbiamo la massima attenzione da parte dell'utente che la sta usando. Il secondo fronte di guadagni sta nell'introduzione di numerose funzioni a pagamento. Ad esempio, con la possibilità di vedere chi visita il nostro profilo, annullare lo scorrimento a destra o a sinistra, cambiare la posizione geografica virtualmente per iniziare già la ricerca di un potenziale partner occasionale prima di metterci in viaggio», conclude l'esperto.

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