Il personaggio

«Io, ragazza delle cucine, dalla caserma ai mondiali»

Dalila Zambelli, locarnese di 23 anni, si è fatta strada tra i fornelli fino ad arrivare a partecipare alle olimpiadi della sua professione, in Germania, portando a casa un risultato di tutto rispetto: «Ed è appena l’inizio»
Dalila Zambelli, 23 anni, locarnese; sullo sfondo, uno dei tanti momenti concitati ai Mondiali della cucina in Lussemburgo, la cui ultima edizione (2022) era stata vinta proprio dalla sua squadra (categoria Juniores)
Jona Mantovan
09.02.2024 19:47

Dalila Zambelli è una cuoca da Mondiale (medaglia d'oro nel 2022 in Lussemburgo, squadra Junior). E anche olimpionica. La giovane locarnese—23 anni—infatti è appena tornata dalle Olimpiadi internazionali della cucina che si sono svolte in Germania, a Stoccarda. Più di mille professionisti di 55 nazioni si sono sfidati ai fornelli e le cinque squadre svizzere hanno conquistato due posti sul podio (la selezione nazionale al secondo posto, quella di Lucerna terza tra le squadre regionali) più un ambitissimo oro, quello della squadra dei cuochi dell’esercito (categoria Community Catering). La nostra interlocutrice sta andando al lavoro, al ristorante Roof Garden di Zurigo, ma può permettersi un paio di minuti per rispondere a qualche domanda del Corriere del Ticino. Sorridente, soddisfatta del risultato «anche se la mia squadra, quella della categoria Giovani, non ha portato a casa un primo posto com’era successo nel 2022, quando avevamo vinto il titolo di Campioni del mondo in Lussemburgo. Ma è comunque un buon piazzamento. Due medaglie d'oro, noi della selezione giovani, ce le siamo portate a casa, anche se nella classifica finale non siamo riusciti a salire sul podio» spiega la ragazza, in collegamento nelle vicinanze della stazione ferroviaria, riferendosi alle prestazioni nelle prove «Restaurant of Nations» e «Chef's Table». In ogni caso, ottimo risultato della Svizzera, con tre posizioni finali sul podio, di cui una in cima. Ebbene sì: l'esercito svizzero, nella sua categoria, in cucina è il meglio a livello internazionale. Ma torniamo a Dalila.

Una carriera fulminea, la sua, iniziata alla caserma di Isone come apprendista cuoca tra granatieri e paracadutisti. «Ma non mi sono arruolata, ero civile», sottolinea. «Dopo le scuole nel Gambarogno ho vissuto un’esperienza come impiegata nel Comune, ma avevo capito che non faceva per me. La passione per la cucina arriva da mio padre, Massimo, un professionista nel campo e che ha lavorato un po’ ovunque. E così, alla fine, ho avuto la fortuna di essere assunta in mezzo al personale in ‘grigioverde’, fra l’altro unica presenza femminile nella cucina militare».

La passione arriva da mio padre, Massimo, un professionista, anche se a volte mi capita di essere in disaccordo con lui
Dalila Zambelli, cuoca, 23 anni

Un’esperienza che le ha permesso di imparare una professione in continua evoluzione. «In effetti, ogni tanto mi capita di essere in disaccordo con mio padre, ma è solo per una questione generazionale. Il mondo della gastronomia in quarant’anni è cambiato parecchio», esclama. «Non che abbia torto, ma oggi si usano altre tecniche, altri metodi».

I primi riconoscimenti

La disciplina militare imposta ai fornelli di Isone le permette finalmente di crescere e di formare un carattere tutto suo, dopo aver trascorso comunque numerose esperienze anche in Germania, dove ha studiato anche il tedesco. Ed ecco una «nuova» Dalila, che partecipa così a un concorso a livello svizzero per apprendisti cuochi, poi vinto, aprendole anche le porte per entrare nella squadra junior delle nazionali svizzere.

«Ero stata contattata dal responsabile della squadra in competizione dell’Associazione svizzera dei cuochi, anche perché uno dei loro componenti aveva deciso di abbandonare l’impegno. E quindi che fai, mica ti puoi tirare indietro di fronte a un’opportunità del genere, no?», afferma con sicurezza e con una punta di sfida nel tono della voce.

Fra l’altro, in quest’ultima «corsa olimpionica» del 2024 c’era pure un altro ticinese, della Valle di Blenio – dal quartiere di Aquila –, Simone Devittori. «Lui ha un anno più di me e per questo motivo ha gareggiato nella squadra principale nazionale, non nella mia che è quella giovanile». Alla domanda su chi sia il più bravo tra i due, però, Dalila sorride e preferisce non rispondere «Eh, non si può fare un confronto del genere... siamo entrambi bravissimi!». A dirla tutta, questo è il suo ultimo anno nella selezione giovanile, per una questione prettamente anagrafica. «È da anni che non mi fermo e sono in questa “rosa” giovanile nazionale già da tre. Avrei comunque una mezza idea di continuare a far parte di queste selezioni... chissà». 

Dentro la competizione

La sua memoria torna ai momenti più emozionanti della competizione mondiale di cucina, vissuti insieme ad altri sei compagni. «Le sfide sono state tante, come quella in cui si doveva cucinare per un ampio gruppo di persone, 70, in appena cinque ore, con tempi e spazi limitati. Avevamo finito di servire l’ultimo dessert e in dieci minuti dovevamo uscire dalla cucina». Una situazione piuttosto inattesa. E carica di tensione. «Sì, c’è stato un po’ di rumore, un paio di cose sono cadute per terra...», ammette sollevando lo sguardo, tradendo di non voler entrare troppo nei dettagli ma sempre restando serena. «In quei momenti è necessario starsene tranquilli e concentrati, continuando a lottare, anche perché i giudici valutano anche la gestione dei “sentimenti”, se possiamo dirla così».

Ricorda però anche momenti più distesi, che le hanno dato la possibilità di conoscere altri cuochi e cuoche delle varie squadre della rosa elvetica, con cui ha scambiato idee e consigli. «Sì, per fortuna vedo pure che ci sono sempre più donne in questo settore, anche se dove lavoro sono l’unica dietro i fornelli, mentre il personale del servizio ha una composizione tutta al femminile».

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